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Dissesto
idrogeologico, al via 3.395 cantieri per circa 4 miliardi di
euro
Presentata #ItaliaSicura, la task force del Governo. Ance,
Architetti, Geologi e Legambiente consegnano le firme di #DissestoItalia
10/07/2014 -
È stata presentata ieri a Palazzo Chigi, dal Sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, #italiasicura,
la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e
per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, coordinata da
Erasmo D’Angelis.
La task force, attivata qualche mese fa presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri ed entrata in fase
operativa, si occuperà di 3.395 cantieri
anti-alluvioni e anti-frane, di 183 opere
per la depurazione degli scarichi urbani e del
disinquinamento di fiumi e laghi, per una spesa prevista
di circa 4 miliardi di euro in tutte le
Regioni.
Vedi infografica
“Le due strutture di missione che abbiamo creato - ha
affermato il Sottosegretario Delrio - quella sull’edilizia
scolastica e questa sul dissesto
idrogeologico, sono i paradigmi dell’azione di
governo e di un’Italia che deve ripartire. Dare la
priorità alla scuola e all’educazione vuol dire
consolidare il pilastro fondamentale della società e
dello sviluppo di un Paese moderno, concentrarsi sul
territorio vuol dire prendersi cura del bene più
prezioso che abbiamo ed essere coerenti con la vocazione
naturale dell’Italia alla cultura e alla bellezza”.
L’81,9% dei Comuni (6.633) - ricorda il Governo - hanno
aree in dissesto idrogeologico. È pari a 3,5
miliardi l’anno il costo pagato dallo Stato dal
1945 ad oggi per danni e risarcimenti da frane e
alluvioni. Il numero complessivo degli
interventi previsti (da Accordi di programma
Stato-Regioni siglati nel 2009-2010 e da richieste
successive in seguito ad eventi meteo devastanti) è di
3.395 opere anti-emergenza. A distanza di 4 anni, solo
il 3,2% degli interventi (109) risulta concluso, il 19%
(631) in corso di esecuzione e il 78% fermi, ostaggi di
burocrazia, in fase di progettazione o di affidamento o
non ancora finanziati e comunque ancora molto lontano
dalla fase di cantiere.
Il Governo ha affidato alla Struttura di missione
misure straordinarie e il compito di
fare regia e coordinare tutte le strutture dello Stato
(Ministeri, Protezione civile, Regioni, Enti locali,
Consorzi di bonifica, Provveditorati alle opere
pubbliche, Genio Civile ed enti e soggetti locali), per
trasformare in cantieri oltre 2,4 miliardi di euro non
spesi dal 1998 per ridurre stati di emergenza
territoriali (casse di espansione e vasche di
laminazione di fiumi e torrenti, argini anti-alluvioni,
briglie per regimentazione acque, messa in sicurezza di
frane, stabilizzazione di versanti a rischio crollo,
riattivazione di linee Fs locali interrotte e di ponti e
infrastrutture viarie di Anas).
In più nel bilancio dello Stato sono utilizzabili e
ancora non spesi né impegnati in fase di cantiere
1,6 miliardi di euro stanziati con
Delibera Cipe nel 2012 per opere urgenti di fognature e
depuratori nelle Regioni del Sud da concludere entro il
2015 (la maggior parte tra Sicilia e Calabria).
“Per la prima volta l’Italia fa un salto di qualità e
investe sulla protezione del territorio
e sulla prevenzione anziché
concentrarsi sull’intervento in fase di emergenza -
spiega Erasmo D’Angelis. È il momento di accelerare
interventi e investimenti. Il cambiamento del clima ha
cambiato anche il regime delle precipitazioni, oggi a
carattere ‘esplosivo’: in poche ore piove quanto poteva
cadere in mesi. Dai 100 eventi meteo con danni ingenti
l’anno registrati fino al 2006 siamo passati al picco di
351 del 2013 e a 110 nei soli primi 20 giorni del 2014”.
“Da ottobre 2013 all’inizio di aprile 2014 sono stati
richiesti dalle Regioni 20 Stati di emergenza
con fabbisogni totali per 3,7 miliardi di euro. E la
Commissione Europea ha già stabilito sanzioni nei
confronti dell’Italia per diverse centinaia di milioni
l’anno per mancata depurazione di scarichi urbani che
vedono il nostro Paese tra i primi inquinatori in area
Ue. Tali sanzioni potrebbero essere ridotte o cancellate
solo se le opere previste saranno realizzate entro
dicembre 2015”.
“Abbiamo voltato pagina - ha continuato D’Angelis - e,
anche con la nomina dei Presidenti delle Regioni a
Commissari di Governo, è attivo un nuovo modello
che finalmente definisce con chiarezza compiti e
funzioni, recupera capacità di spesa, riduce burocrazie
inutili e dannose che hanno ostacolato la realizzazione
dei programmi di intervento”.
Al termine della conferenza stampa, sono state
consegnate al Governo le mille firme raccolte da
Ance, Architetti, Geologi e Legambiente con la
petizione online #dissestoitalia.
Obiettivo dell’appello che i presidenti Paolo Buzzetti,
Leopoldo Freyrie, Gian Vito Graziano e Vittorio Cogliati
Dezza hanno lanciato al Governo è quello di non
aspettare l’autunno per riparare i danni provocati dal
maltempo, ma partire subito con gli interventi di
prevenzione e manutenzione e del territorio, sbloccando
le risorse disponibili.
Una mobilitazione trasversale - spiegano i promotori -,
con nomi illustri del mondo della
politica, delle istituzioni e dell’informazione, tra cui
i presidenti delle Commissioni Ambiente di Senato e
Camera, Giuseppe Marinello ed Ermete Realacci,
l’editorialista del Corriere della Sera, Sergio Rizzo,
gli architetti Stefano Boeri e Mario Cucinella, la
presidente della Fondazione MAXXI di Roma Giovanna
Melandri, solo per citarne alcuni.
“È un’emergenza che non conosce più stagioni - si legge
nel comunicato -, come dimostrano le alluvioni che negli
ultimi giorni stanno nuovamente flagellando l’Italia. Il
nostro è un Paese in cui nessuno è al sicuro e che non
investe nella manutenzione del territorio. Il paradosso
italiano è che spendiamo ogni anno 1 miliardo
per riparare i danni ma solo poco più di 100
milioni per prevenirli”.
Per uscire dall’emergenza, la petizione lancia tre
proposte:
1) far partire entro l’estate un Piano unico
nazionale di manutenzione e prevenzione;
2) liberare tutte le risorse già
stanziate che Stato e enti locali non sono riusciti a
spendere a causa dei vincoli del Patto di stabilità e
reperirne di nuove attraverso i Fondi strutturali;
3) garantire a livello nazionale un controllo
sulla qualità dei progetti e degli interventi
ispirati a un modello di sostenibilità ambientale ed
economica, efficacia, trasparenza delle regole e delle
procedure.
In sintesi, “tempi brevi, risorse adeguate e
regole trasparenti per ridare tranquillità ai
cittadini ed evitare la tragica conta di danni e vittime
che da anni siamo costretti a fare”.
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