01/04/2010 -
A pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta (G.U. n.
71 del 26/03/2010) il "decreto
incentivi" (DL
n. 40/2010) ha già scatenato le polemiche sia degli
operatori di settore, che hanno completamente rifiutato
la parte relativa alle liberalizzazioni delle
manutenzioni straordinarie, sia delle amministrazioni
regionali, che hanno visto nel DL solo uno sistema che
causerà un proliferare di strumenti normativi regionali.
In particolare, come osservato da Roberto
Reggi, Sindaco di Piacenza e responsabile ANCI per
le Infrastrutture, la modifica apportata all'art. 6 del
Testo Unico dell'edilizia, DPR n. 380/2001, risulta
essere identica a quanto già contenuto nel disegno di
legge "Disposizioni in materia di semplificazione dei
rapporti della PA con cittadini ed imprese e delega al
Governo per l'emanazione della carta dei doveri delle
amministrazioni pubbliche" e nel confronto con il
Governo, l'ANCI aveva evidenziato che la norma in
questione avrebbe avuto come unica conseguenza quella di
generare confusione.
"La norma -
spiega Reggi - prevede
infatti all'art. 5 che si possono eseguire alcuni
interventi edilizi senza Denuncia di inizio attività
(DIA) e quindi senza alcun titolo abilitativo. Ma dal
momento che la norma "si applica salvo più restrittive
previsioni previste dalla disciplina regionale e dagli
strumenti urbanistici", in molte Regioni non si può
applicare in quanto già previste dalle specifiche
normative regionali; nelle altre Regioni invece occorre
verificare i singoli regolamenti comunali".
"Abbiamo avuto
modo di sottolineare nel confronto con il Governo -
aggiungeReggi - che
semplificare non significa attribuire direttamente ai
cittadini la responsabilità di dichiarare se l'opera è o
non è conforme perché, basta una sottovalutazione di
aspetti tecnici, ed è possibile compromettere anche la
stabilità degli edifici. I Comuni quindi sono costretti
o ad un ampliamento dell'attività di vigilanza o a
restringere con Regolamento Comunale quanto già previsto
dalla norma".
"L'unico effetto
che produrrà questa norma -
ha concluso Reggi - è
una proliferazione di altri strumenti normativi, atteso
che i Comuni sono chiamati a salvaguardare il patrimonio
edilizio e la sicurezza dei cittadini".
Preoccupata anche la Federazione
Nazionale Lavoratori dell'Edilizia industrie affini e
del Legno (FeNEAL-UIL)
che attraverso un comunicato esprime le proprie
perplessità in merito al DL incentivi. FeNEAL-UIL fa,
infatti, notare come fino all'entrata in vigore del
decreto, insieme alla denuncia di inizio attività,
doveva essere anche prodotto il Documento Unico di
Regolarità Contributiva (DURC) dell'impresa che
realizzava i lavori. Inoltre, in caso di mancata
regolarità contributiva delle imprese esecutrici veniva
sospesa anche la DIA.
Per tal motivo, fa notare FeNEAL-UIL, se la DIA non
servirà più per gli interventi ricompresi nell'art. 5
del DL, è
molto probabile che verrà meno anche l'obbligo del DURC che
nasce come strumento di contrasto al lavoro sommerso e
che oggi ha come campo di applicazione anche i lavori
privati dell'edilizia soggetti a denuncia di inizio
attività.
Poiché la disposizione del decreto su tale punto non
dice nulla, la FeNEAL come la UIL esprime
preoccupazione. In sostanza: in mancanza di DURC
l'impresa, pur non in regola nei confronti dei propri
dipendenti, potrebbe comunque effettuare gli interventi
commissionati. È necessario procedere con molta cautela
su questo punto, ed inserire nel Decreto l'obbligo del
DURC anche per quelle opere che non saranno più soggette
a DIA, al fine di scongiurare il rischio che dalla
semplificazione burocratica derivi anche una
semplificazione di diritti dei lavoratori.